I genitori devono prendersi cura della prole, è un dovere morale e un dovere stabilito dalla legge. Ma cosa succede quando manca il tempo materiale per farlo? La legge ha istituito, per questo motivo, i congedi parentali. Vediamo insieme di cosa si tratta e cosa succede quando ne si abusa.

Cos’è il Congedo Parentale?
Per parlare di Congedo Parentale ci facciamo prestare le parole dal sito ufficiale dell’INPS che, in particolare, lo definisce come:
“un periodo di astensione facoltativo dal lavoro concesso ai genitori per prendersi cura del bambino nei suoi primi anni di vita e soddisfare i suoi bisogni affettivi e relazionali.”
Il Congedo parentale è destinato ai lavoratori dipendenti, non possono richiederlo quindi i disoccupati, i lavoratori domestici e chi lavora dal proprio domicilio.
Questo periodo di astensione dal lavoro può essere utilizzato dalla madre e dal padre entro il 12esimo anno di vita del figlio, per un periodo complessivo di dieci mesi.
Spetta, allo stesso modo, anche ai genitori adottivi e a quelli affidatari.
Questo tempo, dedicato ai figli e formalmente tolto al lavoro, viene retribuito dall’Inps, ma i datori di lavoro devono anticipare queste somme ai loro dipendenti. Cosa si può fare durante il congedo parentale? Sicuramente, quando la legge parla di “assistenza e cura” dei figli, intende la questione in senso largo. È accettata infatti qualsiasi attività, anche indiretta, che riguardi la prole. Dalla presenza, stabile, nel proprio domicilio, alla spesa e allo sport, e persino periodi di vacanza se, chiaramente, trascorsi insieme ai figli.
Ma di questo diritto si può abusare, e se ne abusa spesso. Vediamo nel dettaglio quando e perché.

Si può abusare del congedo parentale?
La risposta a questa domanda è, senza alcun dubbio, sì.
Ci sono diversi modi di abusare di un diritto e l’abuso del congedo parentale assomiglia in maniera molto evidente ad altri tipi di abusi, come quello della Legge 104 o dell’istituto della malattia.
L’abuso del congedo parentale è assimilabile alle casistiche dell’assenteismo sul posto di lavoro, rientra cioè in quei casi che vedono un lavoratore approfittare di un diritto per svolgere altre attività. Non sono rari i casi in cui chi usufruisce del congedo parentale per badare ai figli, nella realtà, poi svolga un altro lavoro o altre attività personali che nulla hanno a che fare con la cura e i bisogni della prole. La Legge si è occupata più volte di questi abusi, in particolare la Corte di Cassazione, con due sentenze ad hoc.
- Sentenza n. 16207 del 2008, nel caso di specie il lavoratore utilizzava un congedo parentale per occuparsi della pizzeria di famiglia. Nessuna esigenza o bisogno della prole venivano soddisfatti durante questi periodi di congedo.
- Sentenza n. 509 del 2018 confermava invece il licenziamento di un dipendente, sorpreso a svolgere attività personali durante i periodi di congedo parentale. Il licenziamento per giusta causa era stato avvalorato dalle prove raccolte da un investigatore, incaricato della questione.
L’abuso del congedo parentale, se provato, può portare a sanzioni più o meno gravi ma, soprattutto, legittima il licenziamento per giusta causa. In questi casi, infatti, viene meno il rapporto di fiducia che lega il dipendente al datore di lavoro e, soprattutto, il dipendente riceve un’indennità che non gli spettava, arricchendosi ingiustamente.
Ma come si può provare questo abuso? Vediamo insieme cosa può fare l’investigatore.

Le indagini per abuso del congedo parentale
Le indagini investigative per questo abuso rientrano nella grande categoria delle Indagini Aziendali. Come dicevamo nel capitolo precedente, si tratta di casistiche riconducibili all’assenteismo sul posto di lavoro ed impegnano in maniera considerevole il lavoro dell’investigatore.
I più famosi casi di assenteismo sono sicuramente quelli legati all’abuso della legge 104 e della falsa malattia, ai quali abbiamo già dedicato diversi approfondimenti ed articoli come L’abuso dei permessi 104 e il licenziamento e La falsa malattia può portare al licenziamento?.
L’indagine per l’abuso del congedo parentale si svolge come una qualsiasi indagine aziendale. Con pedinamenti, appostamenti e rilievi fotografici (o video) che possano provare che quel periodo di sospensione dal lavoro non è utilizzato per i propri figli ma per questioni personali.
Le prove raccolte dall’investigatore saranno riunite poi in un nutrito dossier che, presentato nelle sedi più adatte, potrà confermare il licenziamento del lavoratore.
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