Tutte le aziende hanno dei segreti, intesi come informazioni che sarebbe corretto non rivelare a nessuno, al di fuori della stessa azienda.
A volte, però, questi segreti vengono rivelati, per creare veri e propri danni o per fare concorrenza.
Vediamo cosa si può fare in caso di violazione dei segreti aziendali.
I segreti Aziendali
Esistono “segreti” che definiscono un assetto aziendale, la sua organizzazione, gli affari, un cosiddetto business plan. Insomma, in ambito aziendale, le informazioni riservate sono davvero numerose.
Le aziende e, in particolare, i datori di lavoro devono sapersi difendere da queste fughe di notizie. La legge riconosce il Segreto Professionale e il Segreto Aziendale come se le informazioni aziendali fossero un vero e proprio bene da tutelare. Questi due segreti fanno riferimento a quell’Obbligo di Fedeltà che lega i dipendenti al datore di lavoro.
L’articolo di riferimento è il 2105 del codice civile e come vedrete descrive proprio l’obbligo di fedeltà:
“ Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né’ divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio.”
L’articolo tratta di tre fattispecie differenti ma riconducibili allo stesso obbligo, non trattare affari in concorrenza con l’imprenditore, integrando la condotta della concorrenza sleale, non divulgare notizie riguardanti l’organizzazione o i metodi aziendali e l’uso di queste stesse informazioni con il solo scopo di danneggiare l’azienda.
Questo articolo è destinato ad ogni lavoratore, senza distinzioni di mansioni o ruoli, perché è generalmente attinente alla vita quotidiana aziendale, e a quelle informazioni con le quali si può venire a contatto per il solo fatto di essere “presenti” in azienda.

Diverso, invece è il caso del vero e proprio Segreto Professionale, descritto da un articolo a parte, il 622 del Codice Penale:
“Chiunque, avendo notizia, per ragione del proprio stato o ufficio, o della propria professione o arte, di un segreto, lo rivela, senza giusta causa, ovvero lo impiega a proprio o altrui profitto, è punito, se dal fatto può derivare nocumento, con la reclusione fino a un anno o con la multa da euro 30 a euro 516.
La pena è aggravata se il fatto è commesso da amministratori, direttori generali, dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, sindaci o liquidatori o se è commesso da chi svolge l’attività di revisione contabile della società.”
In questa fattispecie di reato è chiaro il riferimento ad alcune specifiche mansioni, tenute maggiormente, rispetto ad altre, al mantenimento del segreto. Come potete vedere, in questo caso la condotta è punibile in quanto tale, e quindi non prevede soltanto provvedimenti disciplinari o sanzionatori, ma vere e proprie conseguenze penali.
Troviamo cenni ai segreti aziendali anche nella legislazione internazionale ed europea, nel nostro caso è sicuramente interessante citare la Direttiva UE 943 del 2016, denominata “Protezione del Know How riservato e delle informazioni commerciali riservate contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti”.
La normativa ha volutamente utilizzato il vocabolo anglosassone “Know How” per indicare tutte quelle informazioni caratterizzate da segretezza e originalità, direttamente riferibili all’azienda. È un’ulteriore modalità per difendere tutte quelle proprietà intellettuali e industriali tipiche dell’attività di impresa. Il nostro paese ha recepito la Direttiva, elaborando specifiche previsioni sanzionatorie per questi comportamenti illeciti.
La prima sanzione degna di nota è, inequivocabilmente, il Licenziamento per giusta causa. Bisogna infatti considerare come la maggior parte di queste rivelazioni giungano da dipendenti insospettabili che, con dolo o colpa, si lasciano sfuggire informazioni reperite in azienda.
Ancora più gravemente, alcuni utilizzano le stesse informazioni per arrecare volontariamente un danno all’azienda o, in altri casi, farle concorrenza.
In entrambe le situazioni viene meno quel vincolo di fedeltà e di lealtà reciproca che lega i lavoratori al datore di lavoro, e all’azienda stessa.

Ma si può essere condannati per questi comportamenti, anche se non più dipendenti. Non è raro che un ex dipendente riveli informazioni riservate alla nuova azienda, per provare a fare concorrenza all’azienda precedente.
Cosa può fare Nemesis?
Nel caso specifico della divulgazione, o della sola acquisizione, di informazioni riservate e segrete, le agenzie investigative rivestono un ruolo fondamentale.
Attualmente, non è raro che le indagini investigative vertano sulla concorrenza sleale o sulla diffusione di segreti aziendali.
Le aziende infatti ricorrono a questo tipo di indagini sempre più di frequente, per tutelare veri e propri diritti di proprietà e, soprattutto, i loro segreti.
Attraverso mezzi standard, ma sempre efficaci, di indagine, come pedinamenti, ascolto di conversazioni in presenza e verifica dei rapporti professionali del vostro “sospettato”, Nemesis potrà provare il tradimento del vostro dipendente che ha divulgato i segreti aziendali e consegnare tutte le prove utili a prendere provvedimenti contro quest’ultimo.