In un’epoca in cui lo smartphone è diventato il nostro principale alleato e il principale mezzo di connessione con il mondo, che raccontiamo in ogni scatto, occorre valutare cosa sia lecito fotografare, chi e in quale situazione. Vediamo insieme cosa ci dice la legge a riguardo.
Le fotografie che non violano la privacy
Come sapete la privacy è uno dei principi più protetti e tutelati dal nostro ordinamento. Nessuno può violare la nostra vita privata senza il nostro consenso, e questo principio vale anche per video e fotografie.
Chiaramente, la legge non impedisce a nessuno di fotografare paesaggi o momenti, nei quali, inevitabilmente vengono ritratte altre persone. Ma ci impedisce di farlo quando le foto sono scattate per specifiche ragioni, che nulla hanno a che fare con la passione per la fotografia.

Nello specifico, la legge ci consente di scattare fotografie agli sconosciuti in queste situazioni:
- Nell’ambito di una manifestazione pubblica, le persone sanno di partecipare ad un evento pubblico che sarà ripreso da giornali e televisioni
- In un luogo pubblico, ma ciò comporta che la persona non sia la protagonista della foto. Il protagonista deve sempre essere il luogo, il monumento, mai un primo piano di uno sconosciuto. In quel caso non ci sarà possibile pubblicare la foto senza il suo consenso
- I personaggi pubblici, ai quali non è necessario chiedere un’autorizzazione per pubblicare una foto insieme a loro, a meno che quella foto non possa ledere la loro reputazione
- Se la persona non è riconoscibile, se non si vede il viso o dei segni particolari che la rendono riconoscibile ai più
- Se la fotografia serve per scopi di ricerca, didattici, di giustizia o culturali.
La situazione cambia radicalmente se gli scopi sono altri e forse meno “etici”.
Quando fotografare lede i diritti delle persone
La legge è molto chiara a questo riguardo, se non ci si trova in situazioni pubbliche, di eventi, manifestazioni e simili, non è possibile fotografare gli sconosciuti per strada senza il loro consenso.
Allo stesso modo, non è possibile pubblicare quegli scatti online o sui social, perché senza il consenso della persona interessata stiamo commettendo un illecito.
Alcuni di voi, a ragion veduta, si domanderanno perché, allora, è molto facile trovare online o su riviste, fotografie che ritraggono persone di ogni parte del mondo, spesso anche minori.
In quel caso particolare, si rientra nel famoso Diritto di Cronaca e, se quelle fotografie sono utilizzate da un fotografo per raccontare un luogo, una tradizione, o una particolare situazione di disagio, non si commette un illecito.

Diversa è la situazione in cui una fotografia di questo tipo, poniamo l’esempio di una fotografia che ritrae una particolare zona di degrado sociale, venga associata ad una dichiarazione razzista o xenofoba o in generale, offensiva.
Vi apparirà chiaro che non è possibile strumentalizzare persone e fotografie per fini abietti.
Le fotografie e la “giustizia fai da te”
Il nostro ordinamento non permette a nessun cittadino, e direi fortunatamente, di farsi giustizia da sé. La legge italiana protegge e tutela le libertà fondamentali, tra cui la privacy.
In un momento di difficoltà come quello che stiamo vivendo, una pandemia, una quarantena, misure restrittive volte al contenimento dei contagi, divieti di spostamento, autorizzati solo per stato di necessità e di salute, ci siamo lentamente trasformati in veri e propri sceriffi di quartiere, pronti a denunciare chi non rispetta le norme.
Noi di Nemesis vorremmo mettervi a conoscenza di ciò che si rischia con questi comportamenti.
Posso scattare una foto a chi viola la quarantena e metterla sui social?
Partiamo dal presupposto che certe indagini spettano agli organi di Polizia. Sono infatti le forze dell’ordine quelle chiamate al controllo che determinate misure e determinate norme siano rispettate da tutti i cittadini.
Scattare fotografie e condividerle sui social, potrebbe metterci in una situazione critica.
Nelle nostre fotografie, scattate per smascherare i trasgressori, potrebbero essere presenti dati sensibili e personali che per nessun motivo possono essere condivisi online. Indirizzi di casa, targhe di macchine e tutti i segni distintivi che rendono una persona riconoscibile alla massa.
Se alla fotografia accostiamo poi una descrizione volta all’offesa della persona raffigurata, rischiamo di essere condannati per il reato di diffamazione. Non solo conseguenze civili, come eventuali risarcimenti, ma vere e proprie denunce penalmente rilevanti.

Esiste però il cosiddetto “uso di polizia” e quindi la possibilità che quella particolare fotografia ci serva per denunciare un illecito o un reato.
Immaginate di fotografare la targa di un veicolo parcheggiato nella vostra proprietà. Ciò che vi è consentito fare è utilizzare quello scatto solo per informare le forze dell’ordine dell’illecito in atto.
Non vi è assolutamente consentito un uso diverso di quello scatto, come la sua condivisione sui social. La targa, infatti, come il viso di una persona, reca dei tratti distintivi ed identificativi che possono identificare quasi immediatamente il proprietario.
Noi di Nemesis vogliamo sconsigliarvi di mettere in atto queste azioni al limite della legge, e vi auguriamo una buona quarantena, sperando di uscirne tutti migliori.