Legge 104: l’assistenza “a distanza” è legittima?

Tra il 2020 ed il 2021, molte delle nostre attività quotidiane si sono svolte in modalità “a distanza”. Colloqui di lavoro, riunioni, lezioni scolastiche e a quanto pare… anche l’assistenza per la Legge 104. Vediamo insieme una sentenza che farà discutere.

La Cassazione e la Sentenza n.16930 del 12/08/2020

Quando parliamo di permessi per la Legge 104, ci teniamo sempre a sottolineare che i primi e veri beneficiari di questa legge sono i disabili stessi. Il nostro ordinamento prevede poi che anche chi si occupa dell’assistenza di queste persone possa richiedere permessi giornalieri, o ad ore, per assisterli al meglio.

Questi permessi, in realtà, vengono spesso “abusati” da chi dovrebbe assistere persone bisognose e invece, sfruttando quelle ore di assenza giustificata dal lavoro, si occupa di altro, come attività di interesse personale, viaggi, gite fuori porta e quant’altro.

Il lavoro delle agenzie di investigazione è fortemente interessato da queste indagini. Sono sempre più numerose, infatti, le aziende che si rivolgono agli investigatori per provare gli abusi di questi permessi e prendere provvedimenti nei confronti di questi dipendenti disonesti.

Nel caso in questione, la Cassazione veniva chiamata a pronunciarsi sul reintegro di una dipendente vittima di un licenziamento illegittimo.

La lavoratrice era stata licenziata dall’azienda perché, dopo aver richiesto i permessi per la legge 104 a cavallo delle festività Natalizie, non si era occupata stabilmente del fratello ma aveva riservato a quest’ultimo un’assistenza “graduale e a distanza”

L’investigatore privato, incaricato dall’azienda, aveva provato che la stessa fosse rimasta nella sua abitazione per la quasi totalità della giornata. Si era poi scoperto, con ulteriori indagini, che la dipendente aveva predisposto un’assistenza telefonica, che le permetteva di intervenire in casi di necessità, come poi era effettivamente accaduto.

Le Corti, che si erano occupate precedentemente del caso in esame, avevano già confermato il reintegro della dipendente, riconoscendo che il suo comportamento non violava gli obblighi di assistenza derivanti dalla Legge 104. 

104adistanza

Dopo aver analizzato gli atti, con sentenza n. 16930 del 12/08/2020, la Cassazione confermava l’orientamento, ritenendo che:

“… l’esser rimasta la dipendente nella propria abitazione a disposizione del fratello non integrasse quelle ipotesi di abuso di posizione riscontrate dalla giurisprudenza di legittimità in circostanze del tutto diverse, nelle quali era stato accertato lo svolgimento di attività nell’esclusivo interesse del lavoratore, quali l’essersi recato in vacanza, aver partecipato ad attività di personale interesse o aver adottato condotte similari atte a denotare una violazione del principio di buona fede nei rapporti con il datore di lavoro tali da integrare l’abuso del diritto.”

E ancora, la Corte ha ritenuto:

“…pienamente provata la circostanza che la ricorrente fosse rimasta l’intera mattinata nell’esclusiva disponibilità del fratello, il quale avrebbe potuto in qualsiasi momento richiedere la sua assistenza.”

Precisando in maniera chiara che:

…soltanto ove venga a mancare del tutto il nesso causale tra assenza dal lavoro ed assistenza al disabile, si è in presenza di un uso improprio o di un abuso del diritto ovvero di una grave violazione dei doveri di correttezza e buona fede sia nei confronti del datore di lavoro che dell’ente assicurativo che genera la responsabilità del dipendente.”

Il vero perno della decisione della Cassazione è la presenza, stabile, della dipendente, nella sua abitazione. La stessa non si era, infatti, recata altrove, a svolgere attività di suo privato interesse. 

Il fatto stesso di trovarsi nella sua abitazione le permetteva di intervenire in ogni momento, rispettando quell’obbligo di assistenza continuativa, ormai chiaro e ribadito da diversi orientamenti di giurisprudenza.

Chiaramente, le situazioni vanno analizzate caso per caso. Un’assistenza a distanza, così come un’assistenza telefonica, non saranno mai sufficienti per i disabili gravi per esempio, o per le persone non autosufficienti.

Fare queste valutazioni e districarsi tra i vari orientamenti di legge è molto complesso. Ecco perché vogliamo ribadirvi la necessità di affidarvi ad esperti, avvocati ed investigatori, per ricevere un’assistenza chiara e consona al vostro caso.