Licenziare per mancata vaccinazione è legittimo?

Il mondo che conoscevamo non è più lo stesso da un paio di anni a questa parte. E così, anche il mondo del lavoro, che ha subito modificazioni e cambiamenti repentini, conseguenti alle nostre nuove abitudini e ai provvedimenti entrati in vigore per fronteggiare la pandemia.

Vediamo insieme come un rifiuto di vaccinarsi può influire sul rapporto di lavoro e se licenziare per mancata vaccinazione sia legittimo

Cosa dice la Legge italiana

Prima di parlare di licenziamenti e vaccinazioni, dobbiamo partire da un punto fermo. La tutela della salute dei cittadini. La Legge, infatti, si è occupata più volte di salute e, in particolare della salute dei lavoratori. Il primo fondamentale principio sul diritto alla salute, lo troviamo nel nostro testo Costituzionale, all’art. 32:

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.”

Un articolo breve ma denso di significato e che merita una spiegazione ulteriore. La salute, per il nostro paese, è un diritto fondamentale. Lo stato, infatti, si adopera nel modo più consono per garantire questo diritto a tutti i cittadini. La salute, inoltre, è un preciso interesse della collettività e questo è stato particolarmente evidente negli ultimi mesi, dove i principali pericoli per la sicurezza dei cittadini, riguardavano proprio la salute. Infine, come vedete, l’articolo specifica in maniera chiara che nessun cittadino può essere obbligato ad un trattamento sanitario se non per legge.
La salute, però, non è trattata solo nella Costituzione ma anche in altri testi di legge. In relazione al lavoro, troviamo un riferimento alla salute anche nel codice civile. Uno degli articoli fondamentali, in tema di salute sul posto di lavoro, è l’art. 2087

“L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro.”

Chiaramente, la tutela della salute coinvolge tutti i dipendenti, come poi ribadito dalla fondamentale legge in materia di sicurezza sul lavoro, la n.81 del 2008.

licenziamento_vaccinazione

Tornando all’obbligo vaccinale, attualmente, esistono diverse vaccinazioni obbligatorie, ma la vaccinazione contro il Covid-19 non è tra queste.

A Marzo del 2021, è stato però disposto l’obbligo vaccinale per il personale sanitario, con conseguente sospensione della mansione in caso di rifiuto. Questo provvedimento rientra nell’ottica di una più generale tutela della salute, è infatti improponibile che a mettere a rischio le persone sia chi, in realtà, dovrebbe occuparsi della loro salute.

Questo obbligo vaccinale, previsto per i sanitari, non è previsto per altre categorie di lavoratori.

Quindi, un datore di lavoro, davanti al rifiuto di vaccinarsi di un suo dipendente, quali possibilità ha? Un datore di lavoro può licenziare un dipendente no-vax?

La prima misura, riconosciuta e promossa dalla legge, è quella del ricollocamento del lavoratore

Se il suo rifiuto di vaccinarsi crea problematiche legate al suo rapporto con il pubblico o con la clientela, il datore di lavoro può spostare il dipendente, in modo da rendere minore il rischio per gli altri. Esiste poi, sempre, la possibilità dello smart working, che ridurrebbe drasticamente la possibilità che qualcuno sia pericoloso per gli altri sul posto di lavoro. 

Ma ciò che risulta abbastanza chiaro è l’impossibilità di un datore di lavoro di licenziare un lavoratore per un obbligo vaccinale che, attualmente, non esiste.

Come potete vedere ci troviamo in un vero e proprio campo minato perché, se è vero che nessuno può obbligare un dipendente a vaccinarsi, il suo rifiuto potrebbe portare a problematiche gravi di organizzazioni e convivenza. 

A questo punto, sarà necessario attendere gli sviluppi legislativi, per risolvere in modo chiaro la questione.

E all’estero?

Quella appena descritta è la situazione un po’ confusionaria, attuale, in Italia. Per quanto riguarda i paesi dell’UE, la Francia si appresta a riconoscere maggiori libertà alle persone vaccinate, disegnando di fatto una sorta di obbligo vaccinale per la vita sociale. La Germania, invece, non riconosce un vero e proprio obbligo per i lavoratori come il nostro Paese.

Spostando il nostro sguardo a paesi più lontani da noi, vediamo che l’obbligo vaccinale è già stato previsto in Tagikistan e Turkmenistan. E per finire, molto particolare è il caso della Città del Vaticano che, con un provvedimento ad hoc, ha reso obbligatorio il vaccino per tutti i residenti e per tutti i lavoratori. Con conseguenti licenziamenti, per il rifiuto di vaccinarsi.