Cosa è l’Istigazione al Suicidio? E perché se ne parla tanto?

Un reato molto grave, che vede una grande diffusione sui social e nel web ma non solo. Vediamo insieme cos’è l’istigazione al suicidio e perché fa notizia.

Il reato di istigazione al suicidio

Ne abbiamo sentito parlare, soprattutto negli ultimi giorni, in ogni telegiornale e su ogni quotidiano. La parola, anche solo a leggerla, fa paura. Istigazione al suicidio. Ma è davvero possibile istigare qualcuno a tal punto da togliersi la vita? Secondo la nostra legge sì, come ci dice l’art. 580 del nostro Codice Penale:

“Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima.

Le pene sono aumentate se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova nelle condizioni indicate nell’articolo precedente (minori di anni 18, infermi o persone il cui consenso è stato estorto con violenza.) Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni 14 o comunque priva della capacità di intendere o volere, si applicano le disposizioni relative all’omicidio.”

Quindi non solo istigare ma anche determinare la volontà di togliersi la vita. Istigare, in poche parole, significa convincere qualcuno a suicidarsi, quando in quel qualcuno è già presente la volontà di farlo. Determinare, invece, è ancora più grave perché prevede il convincimento di un proposito che prima era inesistente.

Questa condotta ha determinato la sorte di diversi ragazzini, protagonisti di fatti di cronaca da incubo. Suicidi per sfide online o per le pressioni di qualcuno.

Come potete notare dall’articolo, se l’istigazione al suicidio è rivolta a minori di anni 18, la nostra legge prevede un aumento di pena.

E se invece la condotta fosse rivolta a minori degli anni 14? La legge è chiara, si rischia un’imputazione per omicidio volontario.

E attenzione, si può essere puniti anche se il suicidio “è tentato”, cioè quando non è portato a termine. Pene severe ma corrette. La vita non può essere barattata per qualche sfida sui social. 

Come nel caso della Influencer di Siracusa, denunciata nei giorni scorsi dalla Polizia Postale, per istigazione al suicidio, a causa di un video diffuso sui social dove la stessa suggeriva ai suoi giovanissimi followers di provare a fasciarsi il viso con il nastro adesivo, naso e bocca compresi, senza alcuna possibilità di respirare.

Condotte gravissime se collegate all’estrema diffusione di questi video. Come in altri fatti di cronaca, il canale dove vengono condivise queste sfide è Tik Tok e il vero rischio è l’Emulazione e cioè la curiosità che porta a ripetere quegli stessi gesti. Curiosità e una promessa di notorietà, un’accoppiata davvero pericolosa.

Ma non solo i social. Casi di istigazione al suicidio si verificano anche in altri luoghi cari ai nostri ragazzi… come la scuola.

Basta fare una veloce ricerca su google per rendersi conto di quanti ragazzi, negli anni, si siano tolti la vita perché vittime di bulli o cyberbulli. Ma c’è un caso di istigazione al suicidio legato al mondo scolastico, al quale proprio non vorremmo credere.

L’istigazione al suicidio portata a termine dai professori nei confronti dei ragazzi. 

Come nel caso del liceo romano Rosseau e  del suicidio di un ragazzo di 17 anni, con difficoltà fisiche e di apprendimento.
Solo recentemente, con la riapertura delle indagini e attraverso le testimonianze dei compagni di classe, è stata accertata la responsabilità di un insegnante, colpevole di aver vessato e bullizzato lo studente. Il professore si trova ora indagato per istigazione al suicidio.

Come vedete, i rischi per i nostri ragazzi sono tanti e di vario tipo. Cosa possiamo fare concretamente per proteggerli?

Cosa possiamo fare per evitarlo?

La soluzione, a quasi la totalità dei problemi dei nostri figli e dei nostri ragazzi, è l’ascolto. Che ci crediate o no, l’idea di essere compresi e ascoltati nelle loro difficoltà è una vera e propria cura.
Nel caso in cui la situazione sia più grave o più ambigua, e avete quindi notato comportamenti insoliti ai quali non sapete dare una spiegazione, oppure nuove amicizie, vere o virtuali, che non vi convincono, potete sempre ricorrere all’aiuto di un esperto.
Noi di Nemesis sapremo consigliarvi e guidarvi nelle azioni da compiere con tutta la delicatezza e confidenzialità riservata a questi casi.