Torniamo ai nostri approfondimenti dedicati alle indagini aziendali, presentandovi il Cybervetting, una pratica molto recente e davvero molto controversa. Vediamo insieme di cosa si tratta, chi la usa e in quali occasioni.
Il Cybervetting
Il Cybervetting, chiamato anche Online Vetting, è una pratica utilizzata dai datori di lavoro o dai cosiddetti recruiter, dopo la pubblicazione di un annuncio di lavoro. La valutazione dei possibili nuovi dipendenti è un’attività assolutamente a norma e lecita. Anche il Cybervetting è lecito ma è sicuramente più subdolo. In buona sostanza chi fa Cybervetting cerca informazioni sui candidati, online e sfruttando i loro profili sui social network.
Il Cybervetting ha riscosso un grande interesse nelle aziende, soprattutto in quelle di grandi dimensioni, perché permette di valutare un possibile nuovo dipendente non soltanto dal punto di vista professionale. Analizzando la sua presenza sui social network e i suoi contenuti, un’azienda può effettuare anche una valutazione più personale e privata.
Attraverso il Cybervetting si possono valutare i comportamenti di un possibile dipendente, i suoi hobby e le sue attività. Ma è molto facile passare il limite, ecco perché questa pratica va svolta sempre secondo coscienza e sempre in linea con i limiti dettati dallo Statuto dei Lavoratori. L’art. 8 di questa importante legge a tutela dei lavoratori, vieta espressamente le Indagini Datoriali in determinati casi:
“È fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore”
Si chiamano Indagini di Opinione e sono vietate per verificare le opinioni politiche, religiose o sindacali dei lavoratori. In più, non è possibile “indagare” su tutto ciò che non ha attinenza con la professione. Se un datore di lavoro necessita di determinate informazioni, prima di assumere, può interpellare un investigatore. Vediamo come.
Le Indagini Pre Assuntive
I motivi che portano i datori di lavoro ad indagare sui nuovi dipendenti sono vari ma, uno su tutti, è il risparmio. Assumere è costoso ed è ancora più costoso licenziare un dipendente non adatto e ricominciare il processo di recruiting, da capo. Gli investigatori, attraverso particolari Indagini Aziendali, offrono un servizio simile al Cybervetting ma sicuramente più sicuro e meno rischioso.
Stiamo parlando delle famose Indagini Pre Assuntive che permettono di indagare sul passato professionale ed accademico di un nuovo dipendente. Attraverso questa attività è possibile valutare il curriculum, per evitare che contenga informazioni false, valutare le referenze e le eventuali esperienze lavorative pregresse. È possibile inoltre valutare la propensione lavorativa, eventuali problematiche disciplinari e tutto quanto possa essere utile ad una nuova assunzione. Questi risultati saranno poi raccolti in uno specifico dossier, chiamato Dossier Personal Reputation. Non fatevi ingannare dal nome, non si tratta di reputazione personale ma esclusivamente di reputazione lavorativa e professionale. Neanche l’Investigatore può infatti violare le regole definite dallo Statuto dei Lavoratori.
Cosa vi consiglia l’Investigatore
Il cybervetting, pur essendo lecito, è assolutamente invadente. Un rapporto di lavoro può cominciare soltanto se è presente un adeguato livello di fiducia tra lavoratori e datori di lavoro.
Per evitare che questo vincolo venga rovinato, ancora prima della firma del contratto, è necessario rivolgersi ai professionisti. Gli investigatori conoscono infatti i limiti della loro professione e svolgono determinate azioni nel rispetto della legge e del codice etico.
Non rischiate di vanificare una buona attività di recruiting con una banale violazione della privacy. Consultate un investigatore ed elaborate la strategia più adatta al vostro caso.