Litigare davanti ai figli è reato?

Oggi affrontiamo un argomento che potrebbe stupirvi, sotto certi aspetti. Molti di noi sono convinti, infatti, che la legge non possa entrare tra le mura delle nostre case, a censurare o giudicare gli screzi ed i litigi che caratterizzano qualsiasi famiglia. E invece, non è così. Perciò vediamo insieme se litigare davanti ai figli è reato.

Litigi e maltrattamenti in famiglia: la legge

Si dice che i bambini, di tutte le età, assorbano le difficoltà della famiglia in silenzio. Sono i primi spettatori delle liti familiari e le vittime più colpite dalle tragedie annunciate dei femminicidi.
Alcuni genitori provano a nascondere questi litigi, con purtroppo scarsi risultati, altri invece li palesano agli occhi dei loro figli, nella quotidianità. Esporre i bambini a questo tipo di violenza, anche solo verbale, non è salutare e può compromettere la loro crescita.
Ecco perché, i litigi familiari, per il nostro ordinamento, rientrano nella categoria dei maltrattamenti in famiglia, puniti dall’art. 572 del codice penale:

“Chiunque maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da tre a sette anni.
La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso in presenza o in danno di persona minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità ovvero se il fatto è commesso con armi.
…Il minore di anni diciotto che assiste ai maltrattamenti di cui al presente articolo si considera persona offesa dal reato”


Un articolo volutamente duro, perché dure sono le conseguenze che questi maltrattamenti comportano. Come vedete dall’ultimo comma dell’articolo, se un minore assiste a questo tipo di violenza è considerato persona offesa, esattamente come chi, personalmente, la subisce.
Non a caso, gli studiosi hanno elaborato un termine per questo fenomeno, si tratta della cosiddetta Violenza Assistita. Il CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia) la definisce come:

“il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulti e minori”.
In Italia quasi 500 mila minorenni vivono, da spettatori, la violenza tra le mura delle loro case. Drammatiche anche le statistiche dei minori che, effettivamente, la violenza la subiscono sulla loro pelle. Ma come si sono espressi i tribunali a riguardo? E cosa si può fare per risolvere queste situazioni?

Litigare davanti ai figli è reato?

La Legge e le nostre Corti si sono espresse più di una volta sulla questione, ma vogliamo citare due sentenze in particolare, che analizzano in modo chiaro questo tipo di maltrattamenti:

  • La Sentenza n. 18833 della Corte di Cassazione, per esempio, considera maltrattamento anche il caso in cui la violenza non sia rivolta direttamente ad una vittima ma “si sostanzi nel far assistere qualcuno, come uno spettatore passivo, alle violenze attuate nei confronti di qualcun altro.” Confermando, di fatto, l’ipotesi dell’art. 572 sui maltrattamenti.
  • La Sentenza n. 65 del Tribunale di Oristano, invece, si spinge oltre, riconoscendo una responsabilità civile per i genitori che si rendono protagonisti di continue liti in famiglia e di continua violenza verbale, alle quali assistono, inermi, i loro figli. Questo comportamento, secondo il tribunale, è degno del pagamento di una multa, anche particolarmente salata. È una sanzione nella quale incorrono entrambi i genitori allo stesso modo, a meno che uno dei due non si sia macchiato di una violenza più pesante.

In termini molto più pratici, arrivare a questi limiti, senza provare a fare nulla per evitarlo, è sicuramente sbagliato e controproducente.
Diversi professionisti possono aiutarvi a risolvere i vostri problemi familiari, tra i quali psicologi, consulenti e perché no, investigatori.
Molti degli investigatori in opera sul territorio italiano sono specializzati nella risoluzione delle questioni familiari. Le separazioni e i divorzi vengono spesso consigliati per risolvere situazioni di questo tipo, perché le rotture sono sempre più salutari della violenza (anche solo verbale) che si protrae nel tempo.
Un investigatore professionista, insieme ad un avvocato di fiducia, può accompagnarvi nelle fasi più delicate, da quella della consapevolezza a quella di una eventuale separazione. E, nei casi più gravi, può aiutarvi a raccogliere tutte le prove utili a riconoscere i vostri diritti, relativi ai possibili mantenimenti o all’affidamento dei vostri figli, nelle sedi di giustizia.

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