Si può licenziare un familiare?

Il licenziamento per assenteismo di Francesca Amadori, dalla famosissima azienda di famiglia, riapre il dibattito sui licenziamenti. Si può licenziare un familiare? E quando è legittimo? Vediamolo insieme.

Impresa familiare e Azienda Coniugale

Lavoro e famiglia sono due cose distinte ma, nel nostro paese, sembrano quasi indissolubilmente legate. In Italia sono davvero numerose le imprese gestite da intere famiglie (o parti di esse), tanto che il nostro ordinamento riconosce alcuni tipi di società in base al legame familiare che lega i lavoratori. Oltre al classico caso di aziende dove i familiari vengono assunti come dipendenti alla pari degli “estranei”, la legge descrive due tipologie di aziende in particolare, la famosa Impresa Familiare, seguita dalla meno conosciuta Azienda Coniugale.
L’impresa familiare è descritta dall’art. 230 bis del nostro codice civile:

“…per impresa familiare si intende quella in cui collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado, gli affini entro il secondo.”

Quando si parla di parenti entro il terzo grado, si intendono figli, nipoti e pronipoti, genitori, nonni, o ancora i fratelli, le sorelle e i loro figli, gli zii. Gli affini, invece, sono generi, nuore, coniugi dei nipoti, suoceri e cognati. Chiunque tra queste persone può partecipare all’impresa familiare prestando la sua opera come collaboratore dell’impresa familiare.

In questo caso, il collaboratore svolge un lavoro che si considera gratuito ma con una partecipazione agli utili dell’azienda stessa, distribuiti in proporzione al lavoro prestato.

L’azienda coniugale, invece, è quell’azienda gestita da due coniugi in regime di comunione legale dei beni. È descritta dall’art. 177 del codice civile:

“ è azienda coniugale, l’azienda gestita da entrambi i coniugi e costituita dopo il matrimonio”

Questo significa che qualsiasi azienda costituita dai coniugi prima del matrimonio, non può essere considerata azienda coniugale.
L’azienda coniugale è sottoposta alle stesse norme della comunione dei beni, se i coniugi volessero scioglierla e si trovassero in disaccordo, dovrebbero far intervenire un giudice. Se invece la sciogliessero di comune accordo, dovrebbero dividere gli utili a seconda delle loro quote di partecipazione.

Ma invece, cosa succede in caso di licenziamento di un familiare? Vediamolo insieme.

Licenziamento del familiare

Come dicevamo nel capitolo precedente, il lavoro di un familiare può essere di collaborazione gratuita, con partecipazione agli utili, o subordinato come dipendente dell’azienda di famiglia. Nei due casi appena esposti, le regole per il licenziamento sono differenti.

Nel caso in cui il familiare sia un collaboratore dell’impresa familiare, non si tratta di un vero e proprio licenziamento, ma di una estromissione. In particolare, può essere esercitata per una giusta causa e nei tempi previsti dalla legge (quindi con un idoneo preavviso).
Allo stesso modo, il diritto di recesso dall’azienda familiare è riconosciuto anche al collaboratore familiare che potrà lasciare l’azienda quando vorrà, anche adottando comportamenti definiti “concludenti”, ad esempio non presentarsi più al lavoro.
Nel caso residuale, invece, del familiare dipendente, valgono le già analizzate regole per il licenziamento canonico. Il datore di lavoro potrà licenziare, come da normativa, per Giustificato Motivo e per Giusta Causa. Per giustificato motivo si intende una difficoltà oggettiva aziendale, risolvibile solo con il taglio di alcuni dipendenti e, per giusta causa, una causa scatenante e grave che impedisce di continuare il proprio vincolo lavorativo, come un abuso di permessi 104 e malattie, un furto, un sabotaggio, la concorrenza sleale e così via. Per approfondire l’argomento vi rimandiamo al nostro articolo su quando si può licenziare per giusta causa.

Cosa può fare l’investigatore per il licenziamento di un familiare?

Le investigazioni per i possibili licenziamenti dei familiari non si allontanano dalla normalità delle indagini sui dipendenti. Rivolgersi ad un investigatore è sicuramente utile, anche quando l’argomento è un po’ spinoso. Siamo consapevoli che indagare alle spalle di un familiare possa sembrare un “tradimento” ma, in questo caso, non si tratta soltanto di familiari ma di veri e propri dipendenti (o collaboratori).
L’investigatore, con l’estrema delicatezza riservata al caso specifico, andrà alla ricerca di possibili violazioni del rapporto di lavoro, come abusi, infedeltà aziendale, concorrenza, furti, provando quei comportamenti che possono giustificare un provvedimento serio e irrevocabile, sia che si tratti di un licenziamento che di una estromissione.

Le prove raccolte e puntualmente documentate, si rivelano infatti indispensabili per le decisioni dei giudici e per eventuali ricorsi.

Vorremmo concludere il nostro approfondimento con una piccola specifica, necessaria.
Licenziare non è obbligatorio ma una libera scelta. Un’investigazione di questo tipo potrebbe risultare utile anche ad un’eventuale analisi del rapporto lavorativo e dell’impresa stessa, promuovendo una riorganizzazione interna e nuovi rapporti.
Perciò non temete, e affidatevi a chi può consigliarvi la strada più sicura da percorrere.

Cerchi un investigatore per il licenziamento di un familiare?