Troppe pause sul lavoro giustificano un licenziamento?

Torniamo oggi a parlare delle indagini aziendali e lo facciamo in riferimento alle pause sul lavoro. Quante pause sono consentite? E quanto lunghe? E soprattutto, si può essere licenziati per le pause sul lavoro? Vediamolo insieme.

Le pause in orario di lavoro

Partiamo da un importante punto fermo: le pause, così come riposi e giorni di ferie, sono un diritto dei lavoratori. Troviamo la loro descrizione nel decreto legislativo n. 66 del 2003 [decreto], che definisce la quantità e la durata di queste pause. Tralasciando le pause fisiologiche che, come è chiaro a tutti, sono irrinunciabili, il decreto stabilisce che a tutti i lavoratori, il cui orario di lavoro ecceda le 6 ore, deve essere garantita una pausa di 10 minuti.

Eccezion fatta per i cosiddetti videoterminalisti, i lavoratori a stretto contatto con un monitor, ai quali è garantita una pausa di 15 minuti ogni 2 ore di lavoro al computer. Questo per salvaguardare la vista e i disturbi connessi all’utilizzo di strumenti tecnologici e schermi.

Di pause lavorative si torna a parlare spesso, anche sui giornali, a causa di alcuni episodi alquanto discutibili. Tra gli ultimi, il caso delle pause cronometrate nelle multinazionali e le pause per l’utilizzo dei servizi igienici nei supermercati.Chiaramente le pause fisiologiche sono differenti dalle pause definite di “svago” e, spesso, sono le pause caffè ad essere considerate le più critiche.

La legge è abbastanza chiara: il diritto alla pausa non può ostacolare il corretto svolgimento del lavoro e chi abusa delle pause può subire diverse conseguenze. Da ammonimenti, richiami, sospensioni fino al licenziamento. Il licenziamento, chiaramente, è la conseguenza per i casi più gravi.
Vediamo insieme come si è occupata la legge della questione e cosa può fare l’investigatore.

Le sentenze sulle pause in orario di lavoro

Sono diverse le pronunce della nostra corte di Cassazione sull’argomento ma vi presenteremo le più significative:

  • La sentenza n. 20440/2015 trattava il caso di un dipendente fuori sede che si allontanava troppo spesso dal luogo di lavoro per raggiungere il bar e bere un caffè. Nel caso in esame, il datore di lavoro, grazie all’aiuto di un investigatore, aveva installato un dispositivo gps per controllare il dipendente, scoprendo queste continue pause che lo distraevano dalla sua attività lavorativa.
  • Nel 2013, invece, un bancario fu licenziato per una pausa caffè, quando in fila al suo sportello sostavano 15 persone. Licenziamento poi confermato dalla nostra Suprema Corte con sentenza n.7819 del 2013.
  • La recente sentenza n. 17065/2020 della Corte di Cassazione, invece, considerava sproporzionato il licenziamento di un autista commerciale, licenziato per le pause caffè nel suo percorso. Nella realtà dei fatti, quelle pause caffè non avevano mai rallentato il suo lavoro. Aveva sempre consegnato e scaricato ordini con puntualità.

Come vedete, non esiste una risposta univoca e la situazione va analizzata attentamente, caso per caso. E, per evitare di fare errori grossolani, vi consigliamo come sempre l’aiuto degli esperti, come l’investigatore privato.

Cosa può fare l’Investigatore nei casi di pause sul lavoro?

Come per la quasi totalità delle indagini aziendali, l’investigatore può essere incaricato indistintamente da privati e da aziende.

L’investigatore può offrire alle aziende adeguati mezzi tecnologici per scoprire il comportamento fraudolento di chi letteralmente ruba del tempo al proprio orario di lavoro per fare altro. Inoltre, può ricercare le prove adatte a dimostrare l’illegittimità di un licenziamento, aiutando i dipendenti ad essere reintegrati o risarciti.

A volte, però, le controversie sulle pause sono legate ad alcuni banali fraintendimenti.
Perciò noi di Nemesis vorremmo consigliare ai datori di lavoro di creare regole chiare sulle pause, le interruzioni e gli allontanamenti dal luogo di lavoro e, ai dipendenti, di non eccedere con le pause garantite per legge, per evitare spiacevoli conseguenze.

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