È lecito geolocalizzare i dipendenti?

Ci siamo occupati in vari articoli precedenti del rapporto tra dipendenti e datori di lavoro, analizzando diritti e doveri di entrambi.
Oggi affrontiamo una questione abbastanza spinosa ossia se è lecito geolocalizzare i dipendenti.

Il controllo dei dipendenti

Prima di parlare di geolocalizzare i dipendenti, dobbiamo partire da molto lontano. Precisamente dal 1970, anno dell’entrata in vigore del famoso Statuto dei Lavoratori. Nell’articolo 4 di questa specifica legge, si vietava, categoricamente, l’utilizzo “…di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori”. Ciò significava che per un datore di lavoro era impossibile utilizzare mezzi tecnologici per controllare i dipendenti nei luoghi di lavoro e a distanza.
Questa previsione è rimasta intatta fino al 2015, quando è stata modificata con l’introduzione del Jobs Act

È caduto così il divieto assoluto di controllo, però con alcune precisazioni:

  • Il controllo a distanza è possibile esclusivamente in casi di tutela del patrimonio aziendale o di sicurezza sul lavoro;
  • il controllo a distanza è possibile solo attraverso un accordo stipulato tra datore di lavoro e dipendenti con le rappresentanze sindacali.

Chiaramente, tutte queste disposizioni non possono mai contrastare il Regolamento sulla Privacy. Infatti, nessuna di queste misure potrà mai essere utilizzata per controllare il dipendente, a prescindere, nella sua intimità, violando la sua sfera privata di azione.
Ma veniamo al nocciolo della nostra analisi. La geolocalizzazione.

Geolocalizzare i dipendenti

Come saprete, sono davvero numerose le aziende che offrono ai loro dipendenti i mezzi aziendali, per portare a termine lavori e incarichi. Se il mezzo utilizzato dal lavoratore (automobile, furgone, ecc) è di proprietà della società, rientra nel patrimonio aziendale e come tale può essere controllato.

A questo proposito, possiamo citare un’importante sentenza della CEDU, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la n. 26968/2016 che ha valutato come legittimo il licenziamento di un dipendente a fronte di alcune irregolarità rilevate dal GPS sull’auto aziendale.
Nel caso in esame, il mezzo consegnato al dipendente era di totale proprietà dell’azienda e doveva servire allo stesso per portare a termine le sue attività lavorative. Il GPS serviva a tracciare gli spostamenti e localizzare il mezzo, per verificare che lo stesso venisse utilizzato esclusivamente per fini lavorativi.
L’auto non aveva soltanto un localizzatore GPS ma anche un controllo sul kilometraggio, sul carburante e sui vari consumi. Era infatti tutto a carico dell’azienda, che sollevava il dipendente da queste spese.

Il controllo su questi fattori ha evidenziato una cattiva condotta del lavoratore, che ha successivamente giustificato il licenziamento.
Anche la Corte si trovava in accordo con l’azienda, confermando la legittimità della decisione.
Non vi era stata, infatti, nessuna violazione della privacy. Il controllo si era fermato alle attività lavorative e all’utilizzo del mezzo aziendale.
Chiaramente, ogni caso è differente e le questioni legate alla privacy, proprio perché estremamente delicate, vanno valutate caso per caso.

Cosa vi consiglia l’investigatore

Come vi ricordiamo molto spesso, è sempre meglio non improvvisarsi investigatori, soprattutto in questioni così delicate. L’errore, seppur in buona fede, è sempre dietro l’angolo e può pregiudicare una procedura che, se seguisse il giusto iter, risulterebbe legittima.
Se temete che un vostro dipendente utilizzi un mezzo aziendale per svolgere attività personali/private, potete chiedere aiuto ad un investigatore privato.
Attraverso le Indagini Aziendali e i mezzi tipici dell’investigazione (pedinamento, osservazione ecc.) saprà confermare o smentire i vostri dubbi.
Perciò non aspettate oltre e chiedete una prima consulenza gratuita sul vostro caso.