Come vi abbiamo già raccontato in articoli precedenti, il numero di matrimoni in Italia è drasticamente diminuito rispetto agli anni passati. Sempre più coppie decidono di andare a vivere insieme senza essere sposate. In questo articolo approfondiremo le differenze tra una convivenza e un matrimonio.
Cos’è la convivenza?
Per dare una definizione del termine convivenza ci facciamo aiutare dalla Legge Cirinnà del 2016. Il testo di questa legge usa la parola “convivenza” per descrivere la condizione di “due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da unione civile”.
In poche parole, quindi, si parla di convivenza quando due persone legate sentimentalmente vivono nella stessa casa. Questo rapporto può essere di due tipi:
- la convivenza non ufficializzata;
- la convivenza di fatto, quando la coppia dichiara all’ufficio dell’Anagrafe di vivere insieme. In questo caso, i due conviventi vengono inseriti in un unico stato di famiglia.
La convivenza di fatto non va confusa con l’unione civile. Nel primo caso i due partner sono di sesso diverso, mentre nel secondo le persone sono dello stesso sesso.
Cos’è il matrimonio?
Il matrimonio è un’unione fisica, legale e morale tra due persone e può essere religiosa o civile. Il matrimonio religioso è quello praticato in Chiesa, nel caso di matrimonio civile, invece, la coppia sceglie di sposarsi in Comune. L’unica tipologia riconosciuta dallo Stato è il matrimonio civile. Quando la coppia decide di sposarsi in Chiesa, il rito religioso, quindi, comprende anche quello civile.
Sapendo che il numero di matrimoni è diminuito, una domanda sorge spontanea: perché non ci si sposa più? Il principale motivo è di natura economica. I giovani d’oggi non hanno una stabilità economica che permette loro di investire in un matrimonio e, per questo, decidono di convivere senza essere legati da un vincolo ufficiale. Anche l’essere vincolati porta le persone a non sposarsi. In alcuni casi, infatti, il matrimonio viene visto come una “perdita di libertà” e, comunque, si crede sempre di meno nel “per sempre insieme”.
Quali sono le differenze tra una convivenza e un matrimonio?
Dopo aver analizzato le due istituzioni, parliamo delle loro differenze.
- La formazione del rapporto.
Nel caso del matrimonio, per confermare l’unione la coppia si presenta davanti ad un sacerdote o un ufficiale del Comune. In entrambe le situazioni, la coppia è accompagnata da dei testimoni e, dopo aver concluso il rito, la loro dichiarazione viene inserita nel registro dello stato civile.
Nel caso della convivenza di fatto, invece, è sufficiente che la coppia dichiari all’ufficio dell’Anagrafe di vivere insieme. Al contrario del matrimonio, non è necessaria la presenza di entrambi i partner e la dichiarazione può essere anche inviata tramite raccomandata. La convivenza di fatto risulta nello stato di famiglia e non nel registro dello stato civile.
Quando si parla di convivenza non ufficializzata è tutto molto più “semplice”: i partner vanno semplicemente a vivere insieme.
- La gestione del patrimonio.
Nel caso del matrimonio, i coniugi devono decidere tra la comunione e la separazione dei beni. Con la comunione dei beni, tutti gli averi comprati dopo il matrimonio diventano automaticamente di entrambi. Nel caso della separazione dei beni, invece, ognuno è proprietario di ciò che compra.
I conviventi, al contrario degli sposi, non hanno la possibilità di scegliere tra queste due condizioni. Possono decidere di stipulare un contratto davanti un notaio per tutelarsi in caso di separazione.
- Diritti e i doveri dei partner.
Nel Codice Civile sono descritti i doveri dei coniugi e uno tra questi è l’obbligo della fedeltà. Tra i conviventi non esiste questo vincolo e, in caso di tradimento, la vittima non può pretendere nessun risarcimento.
Parlando di doveri, c’è una somiglianza tra le due istituzioni. In entrambe, la coppia ha l’obbligo di istruire e mantenere i figli.
- L’eredità.
I coniugi diventano automaticamente eredi legittimi del partner. Al contrario, i conviventi devono specificare nel loro testamento se voglio lasciare in eredità qualcosa al proprio compagno.
- Le separazioni.
Gli sposi devono seguire una procedura lunga e tortuosa che inizia con la separazione e si conclude con il divorzio. Funziona diversamente per i conviventi, per loro è sufficiente comunicare la fine della coabitazione al Comune e cambiare casa.
- Il mantenimento
Quando parliamo di mantenimento, non ci riferiamo solo a quello destinato ai figli, ma anche a quello che spetta ad un ex partner dopo la fine del rapporto. In caso di divorzio, il coniuge meno abbiente può ricevere un assegno di mantenimento. Questo è possibile solo se non è in grado di mantenersi autonomamente.
Nei casi di fine convivenza, il nostro ordinamento non prevede alcun mantenimento. In realtà, però, è possibile richiederlo in due situazioni particolari: la prima è l’esistenza di un contratto di convivenza e la seconda è la manifestazione di un illecito nei confronti del partner.
Se vuoi approfondire l’argomento, leggi l’articolo Agli ex conviventi spetta il mantenimento?
Queste sono le principali differenze tra un matrimonio e una convivenza, speriamo di aver risolto tutti i vostri dubbi.